Salire sull’acropoli di Atene per visitare il Partenone era uno di quei desideri che avevo da tempo e che, per un motivo o per un altro, non ero mai riuscito a realizzare. Missione compiuta, finalmente, poco prima di Natale in occasione di un mio viaggio in Grecia.
Una visita della capitale greca non può che cominciare da una salita sull’acropoli per visitare il Partenone, suo simbolo indiscusso nel mondo, studiato sui libri di storia.
Cominciamo la nostra salita verso la cima accompagnati da una pioggia incessante che, in nessun modo, riesce ad intaccare l’emozione di trovarsi in questo luogo.
Lungo il tragitto ci ritroviamo ad osservare dall’alto l’Odeo di Erode Attico, il teatro fatto costruire da Erode Attico in onore della sua defunta moglie nel 161 d. C., ed in grado di ospitare fino a 5.000 spettatori.
Costruito con muri rivestiti di marmo bianco e pavimenti di mosaici, all’epoca della sua fondazione prevedeva anche un tetto in legno di cedro. Venne distrutto nel 267, in seguito all’invasione degli Eruli, e ricostruito soltanto in epoca recente per ospitare eventi, spettacoli e concerti di artisti di fama internazionale.
Continuiamo a camminare tra gli alberi di ulivi secolari e raggiungiamo la cima dell’acropoli, il punto più alto della città, ed ecco davanti a noi il Partenone.
Il Partenone di Atene, chiamato così in quanto dedicato alla dea Atena Parthenos, è un monumento in continua evoluzione. Quello che vediamo oggi, infatti, è il frutto di un incessante lavoro di ristrutturazione per restituirlo all’antico splendore, dopo essere stato totalmente distrutto nel corso dei millenni.
Eretto in stile dorico sull’Acropoli fra il 447 e il 438 a.C., aveva la funzione di accogliere la colossale scultura alta dodici metri della dea Atena, realizzata in oro e avorio da Fidia, di cui oggi purtroppo possiamo osservare soltanto delle riproduzioni.
Lungo 70 metri e largo 30, il Partenone era caratterizzato da 8 colonne sulla facciata principale e ben 17 su quella laterale, oggi non tutte ricostruite. Sul fregio, di cui oggi resta solo una piccola porzione, erano presenti più di 300 immagini umane, divine e animali che raffiguravano le Panatenee, la festa religiosa più importante dell’antica Atene, in onore della divinità protettrice della città.
Nel corso della sua storia il Partenone ha attraversato numerose peripezie: tra il 1208 e il 1258, al suo interno ospitò una chiesa bizantina; nel 1458, fu trasformato in moschea. Nel 1687 subì i danni più gravi dopo essere stato usato come polveriera dai turchi. All’inizio dell’800 gli inglesi saccheggiarono gran parte delle decorazioni, mai restituite alla Grecia, tanto che molti di questi reperti oggi sono esposti al British Museum. Nel 1894, poi, fu devastato da uno dei più potenti terremoti mai registrati in Grecia.
Insomma davvero una storia travagliata. Tra il 1900 e il 1930, poi, cominciarono dei lavori di restauro che, però, facendo ricorso all’uso di strumenti in ferro, finirono per aumentarne i danni, corrodendo il marmo originario. Nuovi lavori di recupero iniziarono nel 1983 e continuano ancora oggi, al punto che il Partenone appare parzialmente coperto da impalcature e al suo interno è presente stabilmente una grande gru.
Nonostante ciò, il suo fascino resta intramontabile e salire sull’acropoli di Atene per visitare il Partenone resta una delle cose più emozionanti da fare se visitate la capitale greca.