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Dopo esserci immersi nel caos, nei colori, nel traffico, nei grattacieli, nelle vie affollatissime, era il momento di partire alla volta delle isole, per un po’ di sano relax; è bastato un volo interno di soli 50 minuti per essere trasportati nella natura selvaggia (o quasi). La nostra isola prescelta è stata Koh Samui.
La prima impressione che mi ha dato questa isola è stata quella di aver subito tanti “maltrattamenti” da parte degli uomini; foreste disboscate, alberi tagliati per far posto ad alberghi, cartelloni pubblicitari ovunque. Sicuramente non è l’isola più selvaggia, ma anzi quella più turistica; nonostante questo conserva angoli di paradiso non intaccati dall’azione umana, come la fantastica spiaggia del Nora Buri Resort o il villaggio dei pescatori, “Fisherman’s village”, dove la sera potrete gustare il pesce fresco seduti in riva al mare. Il mezzo più utile per girare l’isola, che è abbastanza grande, è il motorino; se non si è amanti del caos, della musica a tutto volume e dei negozi turistici, consiglio di evitare il centro, Chaweng. Un’esperienza invece da non perdere è la gita turistica ad Angthong, il parco nazionale marino, con più di 40 atolli naturali, che conserva la bellezza delle isole inesplorate (o quasi); ci sono tantissimi tour organizzati che con dei barconi vi porteranno a fare kayaking, snorkeling o semplicemente un bagno in questi paradisi.
Altra esperienza che io personalmente ho fatto, è stato il safari nella jungla: in cui si può fare un giro su un’elefante, ammirare le cascate di Na Muang e fermarsi per un bagno anche lì; il tutto su una jeep che vi farà entrare nell’atmosfera quando attraverserete liane, palme e vegetazione alta e rigogliosa; purtroppo gli animali sono addomesticati, impossibile vederli in natura liberi.
La terza tappa del nostro viaggio è stata l’isola di Koh Phangan, che abbiamo raggiunto con un’ora di aliscafo, partendo da Samui. Qui lo scenario è totalmente diverso: ci sono piccoli e sporadici centri abitati, pochissimi negozi turistici, tanta natura incontaminata e poi c’è l’immensa spiaggia di Haad Riin, famosa per il full moon party, un rave party che dura un’intera notte di luna piena. Noi abbiamo alloggiato in un bellissimo resort, il “The Coast”: l’isola ne è piena, e consiglio di scegliere bene l’alloggio, in quanto i più belli hanno la spiaggia privata, con annesse piscine a sfioro, bar e ristoranti, dai quali potrete godere l’immenso relax che l’isola offre, a prezzi abbordabili.
Da vedere la spiaggia di Koh Mah, all’estremo nord dell’isola, dove si può fare snorkeling, prendere il sole tranquilli e ammirare la lingua di sabbia che divide in due il mare.
Per la sera consiglio assolutamente di andare a cenare al “Fisherman’s restaurant”, prenotando ampiamente in anticipo, per gustare le crocchette di gamberi o di alici, e altri piatti deliziosi, in un’atmosfera da dieci e lode. Quello che sicuramente non dimenticherò di Koh Phangan è il meraviglioso tramonto a picco sul mare, davvero suggestivo.
Dopo 13 giorni ricchi di avventure e alla scoperta di posti così diversi dalla nostra Italia, il viaggio terminava con rammarico: la terra del sorriso ci aveva rapito il cuore!
Ringrazio Antonia per aver voluto condividere il racconto del suo viaggio in Thailandia con i lettori di World Trips e mi auguro di riospitarla presto!