
Qualche settimana fa vi ho illustrato il mio itinerario di viaggio in Vietnam. Sette giorni alla scoperta di questo affascinante paese del Sud Est Asiatico. Oggi, invece, vi racconto del mio viaggio in Cambogia e delle tappe toccate in questo itinerario di 7 giorni, che certamente possono sembrare pochi ma che, grazie all’impeccabile organizzazione di Indochina Voyages che mi ha supportato e sopportato nell’organizzazione, si sono rivelati sufficienti per innamorarsi di questo paese.
La Cambogia resta uno dei paesi meno sviluppati del mondo, che sta cercando ancora di risollevarsi dal suo passato di guerra civile. L’impatto con la capitale Phnom Penh, che raggiungiamo a bordo di un velivolo della Cambodia Angkor Air da Saigon in circa un’ora di volo, è, però, migliore di quanto mi aspettassi.
La capitale cambogiana ci accoglie davvero con un bel clima e ci sorprende ma ormai il tempo a nostra disposizione è poco, ci concediamo giusto una cena e poi torniamo in albergo a ricaricarci in vista della prima giornata intera in questa terra.
Il secondo giorno a Phnom Penh (il primo effettivo) si apre con la visita del Palazzo Reale, risalente al 1866, che mi ha ricordato molto quello visto in Tailandia. Il re è ancora sul trono anche se ha esclusivamente funzioni di rappresentanza e gli è stato concesso di tornare nel paese soltanto nel 1997.
A metà giornata ci spostiamo nel luogo più duro da vedere: il campo di concentramento di Choeng Ek, a 15 km a sud della capitale. Un luogo terribile, che deve essere visitato per conoscere la storia cambogiana, una storia che tra il 1975 e il 1978 ha contato quasi 3 milioni di persone sterminate dal regime dittatoriale di Pol Pot, di cui oltre 17mila solo in questo campo che è uno degli oltre 300 sparsi per tutto il paese.
Coloro che venivano trasportati nel campo di Choeng Ek, erano stati precedentemente detenuti nella prigione S-21, oggi Tuol Sleng Museum. Quando nel 1978 la prigione venne liberata, furono trovati in vita solo sette persone tra cui Bou Meng, un anziano signore con cui ho avuto l’onore di fare quattro chiacchiere.
Dopo questa botta al cuore, ci concediamo un po’ di shopping al Russian Market dove potete trovare souvenir ed artigianato locale.
La giornata si conclude con una passeggiata rilassante al tramonto nel parco davanti il palazzo reale tra monaci buddisti e famiglie cambogiane in festa. Di notte, poi, facciamo un salto al Night Market locale, per entrare in contatto con le tradizioni del posto e comprare qualcosa a basso costo.
Il terzo giorno la sveglia suona molto presto perché ci aspettano ben 5 ore di macchina verso Battambang, località al nord della Cambogia. Uno di quei luoghi che ringrazio di aver voluto inserire nell’itinerario perché si è rivelato davvero autentico ed emozionante.
Lungo la strada ci fermiamo prima presso un villaggio dove famiglie cambogiane lavorano l’argento, poi, attraversando le risaie, raggiungiamo un altro villaggio dove vengono realizzati vasi di terracotta.
Con Sarik, la nostra guida, decidiamo di fare visita ad un villaggio locale in cui ci si stringe davvero il cuore per le condizioni in cui vivono queste persone. La Cambogia, purtroppo, è soprattutto questa!
Arriviamo, poi, a Battambang dove ci concediamo attimi di pura follia a bordo del Bamboo Train, una sorta di piattaforma che corre lungo dei binari ormai in disuso, a bordo del quale cominciamo a sfrecciare tra insetti, animali e piante d’ogni tipo che ci entrano ovunque dalla bocca al naso. Un’esperienza, però, davvero epica.
Il quarto giorno in Cambogia è dedicato alla visita di tutta una serie di templi dell’età angkoriana meno famosi di quelli di Siem Reap ma altrettanto belli. Inoltre, a visitarli ci siamo soltanto noi e questo ci riempie di gioia! Segnalo, in particolare, il tempio di Phnom Banan, che si raggiunge dopo aver scalato una montagna con ben 350 scalini…che con 40 gradi all’ombra, vi lascio immaginare!
Il quinto giorno arriva finalmente il momento di raggiungere Siem Reap, da cui partire alla volta dei templi di Angkor Wat e Angkor Thom. La nostra (pessima) idea è stata quella di raggiungere la destinazione con una speedboat. Mai idea si sarebbe potuta rivelare peggiore. Da Battambang abbiamo percorso il fiume Sangker, con tutte le sue curve, per ben sette infinite ore, fino a raggiungere il lago Tonle Sap sulle cui rive poi siamo scesi. Un viaggio epico, tra scarafaggi, ragni, acqua a profusione che entrava dalle aperture della barca (si la barca non aveva vetri), con il costante rischio che i nostri bagagli finissero in acqua…insomma vi consiglio di trovare un metodo più comodo per raggiungere Siem Reap!
Arrivati a Siem Reap, visitiamo un’associazione di beneficienza “Les Artisans d’Angkor”, dove giovani e meno giovani con varie disabilità imparano mestieri artigianali, così da poter conquistare una loro autonomia.
Il sesto giorno in Cambogia si apre all’alba dinanzi al tempio di Angkor Wat. Sveglia alle 4 per vedere l’alba ma purtroppo le nuvole ci hanno rovinato il momento. L’intera giornata è stata dedicata alla visita dei tanti templi qui presenti, di cui vi parlerò approfonditamente e di cui vi mostrerò le foto in un articolo apposito.
La sera assistiamo ad uno spettacolo del Phare Cambodian Circus, un circo di soli acrobati, tutti ragazzi presi dalla strada che grazie a questo lavoro hanno salvato se stessi e le loro famiglie. Tutti i proventi degli spettacoli, infatti, vanno a sostegno delle famiglie più bisognose. Esperienza che vi consiglio senza alcun dubbio, oltre che per le finalità benefiche, per la bravura dei ragazzi!
L’ultimo giorno in terra cambogiana ci vede navigare le acque del lago Tonle Sap, attraversando villaggi galleggianti e foreste di mangrovie.
Il tempo a nostra disposizione è finito, ci attende un aereo, ma questo popolo, questi luoghi, le tante sensazioni vissute…resteranno con noi a lungo!