
Continua il racconto dell’esperienza di vita e di viaggio di padre Gennaro Matino nella lontana terra indiana. Qui potete trovare la prima parte dell’intervista. Ed ora il seguito:
Luca Vitiello: Uno dei punti fondamentali dell’AMA, associazione senza fini di lucro a carattere missionario, è sicuramente stato quello delle adozioni a distanza. Ora mi chiedo come sei riuscito a suscitare interesse e fiducia nelle persone affinché ti seguissero in questa avventura?
Gennaro Matino: Innanzitutto io credo che per suscitare interesse e per muovere solidarietà sia indispensabile testimoniare i fatti. Sono convinto che uno è creduto quando è credibile per le cose che fa. Perché se chiedevamo fondi per la costruzione di una scuola, poi la scuola la dovevamo far vedere. Se dico di voler costruire un pozzo o una diga, quelle parole devono diventare fatti. Siccome è decisivo il rapporto diretto tra l’adottante e il motivo per cui lui dà un sostegno, noi siamo sempre stati molto chiari con i nostri benefattori. Abbiamo sempre detto tu adotti un bambino però il bambino non è tuo, non è nostro, è di quel paese. Grazie al tuo aiuto quel bambino sarà inserito in un contesto che va oltre il singolo aiuto. Quindi un aiuto che serve per lui ma serve per la sua famiglia, per la scuola, per i campi. Adottare un bambino per aiutare a 360 gradi!
LV: Tra i numerosi progetti promossi negli anni, quello forse di cui andare più fieri, è stato la ricostruzione di un intero villaggio, che era stato completamente raso al suolo dallo tsunami del 2004. Primi, a livello internazionale, a consegnare le nuove case. Come hai fatto?
GM: Guarda se penso alle grosse realizzazioni che abbiamo fatto, essendo noi piccoli piccoli, veramente vengono i brividi. E sicuramente il progetto di ricostruzione del villaggio di Periavilai in Tamil Nadu, nell’estremo sud dell’India, è un simbolo tangibile del nostro impegno. Siamo stati i primi a livello internazionale a chiudere un progetto che è stato realizzato in un anno, con fondi interamente raccolti sul territorio napoletano. Fu una cosa davvero grande. Riuscimmo a riconsegnare, insieme alle 480 case, anche le barche, le reti per i pescatori, una nuova scuola dove far studiare oltre 500 bambini, un dispensario medico per tutte le cure necessarie, insomma un villaggio intero che ha consentito a ben 525 famiglie di pescatori di poter riprendere a svolgere i loro mestieri abituali e tornare alla vita dopo la tragedia dello tsunami.
LV: Altro progetto simbolo è stato sicuramente quello del sogno di Abdul!
GM: Abdul era un ragazzo musulmano di 15 anni, ora ne avrà 22, che io ho incontrato per la prima volta nel 2005, proprio in occasione del viaggio per consegnare le nuove case ricostruite. Visitando una di quelle zone incontro questo bambino sveglio, sorridente, intelligente ma con una gravissima malformazione alle gambe che non gli consentiva di camminare, obbligandolo a strisciare trascinandosi sulle braccia. Gli chiesi, allora, cosa avrebbe voluto fare da grande e lui rispose che gli sarebbe piaciuto diventare un ingegnere informatico. Lì nacque l’idea del sogno di Abdul e, con la collaborazione dell’Holy Cross di Orikottai, procedemmo alla costruzione di una grande casa che potesse dare maggiore dignità alla disabilità. Oggi il centro ospita 18 persone, di cui 12 bambini disabili, 2 adulti disabili e 4 suore coordinate da Sister Lincy che si occupano della fisioterapia. Con i fondi dell’associazione, poi, le suore si occupano anche di altri 74 bambini in altri villaggi indiani. Abdul, invece, ha realizzato il suo sogno ed è diventato ingegnere.
LV: In uno dei tuoi tanti viaggi, hai avuto l’onore di conoscere Madre Teresa di Calcutta. Cosa ti ha lasciato spiritualmente quell’incontro?
GM: Madre Teresa l’ho conosciuta nel 1992, nel corso del mio primo viaggio nella città di Calcutta. Quando l’ho incontrata, ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad una donna eccezionale. Una donna minuta fisicamente ma un gigante per tutto ciò che aveva avuto la forza di fare e di continuare a fare. Ho incrociato i suoi occhi che mi hanno comunicato grande speranza. E ricordo ancora quando mi disse: “ma tu perché sei qua?” ed io le risposi: “per fare qualcosa!” e allora lei mi disse: “ tu fai già tanto, senza il tuo aiuto, il mio sarebbe vano!”. Questa è la grandezza di una donna che, gravemente malata di cuore già in quegli anni, sognava di andare in cielo per ricongiungersi al suo Signore, e infatti di lì a poco ci sarebbe andata!
LV: A quando il prossimo viaggio?
GM: Gennaio….
Ringrazio di cuore padre Gennaro per la sua disponibilità.
Negli anni l’associazione ha potuto contare su oltre 2.000 bambini adottati, con la possibilità di assicurare loro una casa, istruzione e cure mediche. Oggi la cifra è sensibilmente scesa a causa della grave crisi economica mondiale ma l’impegno continua senza sosta.
Per sostenere l’AMA: c/c postale n°33170804 oppure Bonifico Bancario c/c Istituto SANPAOLO BANCO DI NAPOLI, Ag. 60 – cod. IBAN: IT59 X010 1003 4600 0002 7000 857
Luca Vitiello
Molto interessante questo articolo che mi riporta indietro nel tempo.
Quando ci fu lo tsunami in India tutta la Parrocchia fu travolta dal progetto di Padre Gennaro di ricostruire un villaggio entro l’anno.
Un tornado di iniziative,spettacoli di beneficenza,soprattutto salvadanai dislocati dovunque per Napoli…
Personalmente io ne portai uno a scuola e per smuovere gli alunni a partecipare alla raccolta misi in palio scommesse riguardanti la lezione di Chimica del giorno
Scommettevo con loro:Se rispondevano bene le monete le mettevo io,altrimenti erano loro a pagare pegno.E si divertivano molto perchè è vero che per essere creduti bisogna essere credibili.
Ricordo che anche mio marito ne rimase colpito.
Lui era un pò come Padre Gennaro:capace di fare progetti,ma,ancora piùcome lui,capace di realizzarli velocemente.
Lavorava al Nord e aveva sempre da ridire sulla nostra lentezza e incapacità di ‘fare’.
La quantità di iniziative e l’entusiasmo di Padre Gennaro colpì pure lui.Così come gli piacque il recital di poesie’Avverbi in Preghiera’ lanciato proprio per l’occasione e le poesie stesse.
Sarà per questo che amo molto e rileggo spesso quelle poesie.
Bella la tua idea Luca ed anche puntuale e l’articolo…Bravo.
Che scrivi alla prossima?
Pure il blog mi piace…mi darai una mano a farne uno pure io? Aurora.