Dopo aver scoperto Bangkok in compagnia di Gisella e Marco, oggi partiamo, sempre in loro compagnia, alla scoperta dell’isola tailandese di Koh Samui! A voi la parola!
Samui è una ridente isola del mare della Thailandia situata in un arcipelago in cui ci sono altre due grosse isole Koh Tao e Koh Phangan dove è ambientato il romanzo the Beach di Garland Axel e da cui è stato tratto il film con Leonardo di Caprio. A noi è piaciuta moltissimo ed è un perfetto mix tra il turistico e il contatto con la natura.
Alle 14:30 ci imbarchiamo da Bangkok su un volo della Bangkok Airways e, dopo un ora di volo, atterriamo in un paradiso tropicale, con un clima caldo ma ventilato, cielo azzurro e mare cristallino. Siamo a Samui! L’aereoporto è tutto sviluppato in orizzontale, tante piccole casette tipicamente thai, come i bungalow di un resort a 5 stelle, giardini e piccoli corsi d’acqua. Aspettiamo le valigie sull’unico nastro rotante dell’unica sala bagagli dell’aeroporto! Pochi minuti, tutto perfetto, si corre in hotel, vogliamo immergerci immediatamente nelle calde acque del golfo della Thailandia.
Trovandoci in vicinanza dell’equatore il sole alle 18 inizia a calare! L’acqua è stupenda, cristallina, e piccoli pesci ci nuotano tutto intorno! In serata ci avventuriamo a Chaweng, il centro più popolato dell’isola, organizzato come un quartiere di Bangkok ma con più negozi e ristoranti per turisti che si susseguono l’uno dietro l’altro. La strada è un pullulare di strani taxi “collettivi” e motorini, marciapiedi stretti ed affollati, i venditori ambulanti, con le loro prelibatezze thai e le famose banana pancake fatte al momento.
Una delle cose più belle che abbiamo fatto quella sera, e che poi ci avrebbe accompagnato per il resto della permanenza, è stata una lunghissima passeggiata sulla spiaggia con sosta in un grazioso ristorantino dove abbiamo cenato in riva al mare scalzi con i piedi affondati nella sabbia, assaggiando piatti thai e del pesce fresco acquistato direttamente al banco e pagato a peso (veramente economico). Squalo, barracuda, gamberoni, tutto veramente a prezzi imbarazzanti (meno di 10 euro a persona).
I giorni a Samui possono passare nella totale nullafacenza, immersi tra la spiaggia finissima, il cielo azzurro, il mare cristallino e le noci di cocco aperte al momento e bevute sdraiati sotto palme che fungono da ombrelloni, ma si può scegliere anche di viverla in avventura, e noi dopo un giorno di puro relax, abbiamo scelto di iniziare a vivere l’isola.
Scesi in spiaggia, decidiamo di fare due passi che in breve si trasformano in una lunga escursione. Camminiamo lungo Chaweng beach, dirigendoci verso nord, fino a raggiungere un vasto ed isolato pezzo di isola dove la bassa marea lascia spazio ad un avvicendarsi di laghetti d’acqua salata interrotti da strisce di sabbia, tanto da permettere di raggiungere un piccolo isolotto a piedi. È il paradiso!
Siamo soli, e nell’addentrarci ulteriormente, scalzi, senza protezioni, con un sole cocente, uno sconosciuto dai tratti teutonici compare all’improvviso, ci saluta sorridente in inglese, e poi citando Oblivion ci chiede “Another day in paradise?” uno scambio di battute, sorrisi, ognuno va per la sua strada. Scompare dietro le nostre spalle. Strane situazioni oniriche, lontani dal mainstream della Samui chiassosa.
Altro giorno, altro giro. Raggiungiamo in taxi, poiché per nostra scelta decidiamo di non fittare un motorino, Coral Bay, un spiaggia piccola, una caletta tropicale, pochissimi turisti, ed un solo ristorante, spartano, che offre piatti thai a prezzi più che thai! Unica pecca i prezzi imposti dai tassisti, un po’ troppo vicini a quelli Europei.
Il giorno seguente, benché molto scettici, decidiamo di partire per un’escursione organizzata che ci ha consentito di girare l’isola raggiungendo luoghi che non avremmo visto senza una guida del posto. Le cascate nell’entroterra, al centro della giungla, con tanto di liane ed insetti di ogni sorta, l’unico grosso tempio buddista presente sull’isola, i molteplici view point da cui poter apprezzare panorami mozzafiato, la città capoluogo, Nathon, non turistica, ma con un fascino particolare e un po’ malfamato.
E come concludere una giornata del genere se non con una splendida cena a lume di candela in riva al mare? Così, abbiamo preso un taxi ed abbiamo raggiunto i nostri amici a Silver Bay, dove un piccolo ristorante con cucine aperte solo fino alle 21 e 30 ci aveva riservato un posto, e dove abbiamo assaggiato tutta una serie di bontà a base di crostacei ( granchi, gamberetti, gamberoni) ma anche ottimi piatti di carne di maiale ed anatra (ricordo della dominazione cinese).
Quella sera, forti della coppia di amici con cui condividere la spesa del fitto, desiderosi di scoprire ancora di più l’isola, e incoscienti del fatto che la patente di guida europea non è valida in Tailandia (lo avremmo scoperto solo dopo il nostro ritorno in patria), decidiamo di prendere un auto a noleggio per i successivi due giorni.
…come finirà lo scoprirete domani…
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