Vietnam: un paese di giovani e moto, un paese di giovani in moto!

un racconto di viaggio a cura di Ornella, lettrice di World Trips

Questa volta invece di illustrarvi le tappe della mia vacanza in Vietnam, vi racconterò alcuni momenti del mio viaggio.

Un viaggio di due settimane che ha toccato il nord, il centro e il sud del paese. Un viaggio che non consente una conoscenza approfondita ma che ha realizzato il mio immaginario, confermando alcuni aspetti e smentendone altri.

Sono passati 42 anni dal 1975 e si vedono. Un popolo di giovani, i vietnamiti. Giovani che fanno ancora la coda per rendere omaggio alla salma di Ho Chi Minh e che cercano di avere un posto di lavoro, una casa, un bufalo e una motobyke per potersi sposare.

La passeggiata fra i terrazzamenti di riso intorno a Sa-pa e gli Hmong

Il nord a febbraio può essere ancora freddo, piovoso e molto nebbioso. Così lo abbiamo conosciuto. Nonostante ciò il mercato di Bac Ha ha colorato la nostra giornata e abbiamo potuto sgranchire le gambe, dopo il lungo viaggio da Milano, fra le coltivazioni a terrazzo di riso, attraverso i villaggi di montagna degli Hmong, una della 53 minoranze etniche ancora presenti in Vietnam.

La baia di Ha Long

Un’aspettativa appagata, il fascino del mare, dell’oceano sempre e ovunque.

Poche parole, moltissime emozioni!

La libreria di Huè
Durante i miei viaggi entro almeno una volta in una libreria e riesco sempre a comprare un libro sia pure in una lingua a me sconosciuta. Questa volta la faccenda è stata diversa. Entrate in libreria stavano trasmettendo una musica bella e rilassante. Con immensa fatica comunicativa e gentilezza dei giovani librai siamo riuscite ad individuare il CD che abbiamo prontamente acquistato come musica vietnamita. Ecco i titoli e gli autori dei brani: un CD Made in Europe! Confermo comunque che il CD è bello e rilassante, anche ascoltato in Italia.


Però guardate cosa ho trovato sullo scaffale all’ingresso di una libreria di Saigon:

In viaggio da leggere mi sono portata questo romanzo più recente:

La lingua vietnamita

E’ una lingua difficile, almeno per me, anche se ha perso gli ideogrammi resta complicato capire quello che c’è scritto e ovviamente quello che i vietnamiti dicono nella loro lingua.

Thông, una delle guide che abbiamo incontrato, ci spiega alcuni elementi linguistici, mmmhh interessante ma non semplifica, riusciamo però a comunicare con tutti, a volte con un po’ di sana fatica. Questa è una storia che ci ha raccontato, una frase, con poche lettere dell’alfabeto, ma con molti accenti, ci parla di una ragazza incinta, terza figlia di una coppia, che vende un tipico dolce vietnamita sulla riva del fiume e che viene uccisa da un khmer.

Bà Ba bả bán bánh bò bên bờ biển, bị bọn Polpot bắn bể bụng bầu.

E anche queste sei parole con sei accenti, toni e significati diversi:

Cu (ragazzino), Cù (solletico), Cũ (vecchio), Củ (radice), Cú (gufo), Cụ (anziano). ​

Hoi An e  la spiaggia di An Bang

L’impatto con Hoi An è stato frastornante, soprattutto per una come me che non ama fare shopping. Una volta entrati nell’atmosfera , però, si apprezza questo piccolo centro di ex-artigiani che producono e vendono di tutto e continuano apparantemente ad abitare nelle case dove lavorano ed hanno il negozio. E poi ci siamo meritate un giorno di relax sulla spiaggia di An Bang. ​

Il  delta del Mekong, i libri di Marguerite Duras e tutti gli altri film
Ci raccontano orgogliosamente che il Mekong è stato ripulito, l’acqua è limpida, i ferry boats sono stati sostituiti da ponti che avvicinano luoghi e persone, le case galleggianti piano piano vengono eliminate. Questo sicuramente rende meno esotico ed autentico il viaggio perchè quello che vediamo sembra un po’ ricostruito, ma è il “progresso”.

L’amante, Una diga sul Pacifico, Indocina, Apocalypse Now, Platoon, Il cacciatore – ma ad Hanoi, di sera, mi è venuto in mente pure Blade runner per l’immagine della città notturna (che non era ovviamente Hanoi la città del film) – sono solo alcuni dei film che questo viaggio ha evocato e che vorrei rivedere. Quanto tempo ci vorrà?

Abbiamo mangiato bene, cucina varia e leggera. Certo dopo un po’ non se ne può più di riso, ma è un po’ la sensazione che si ha in ogni viaggio: saturazione da piatto tipico del paese che si sta visitando.

Vorrei segnalare in particolare due ristoranti di Hanoi dove abbiamo pranzato e cenato molto bene e che sono espressione di progetti a sostegno del disagio giovanile. Uno si chiama Koto e l’altro Baguettes e Chocolat. A questi link potete trovare indirizzi e dettagli sulle loro attività.

Koto : www.koto.com.au/

Baguettes & Chocolat: hoasuaschool.edu.vn/fr/

… e poi  Hanoi, Ho Chi Minh (che puoi chiamare ancora Saigon), il tunnel di Cu Chi, le grotte di Son Trach e di Phong Nha, la città imperiale di Huè, il sito di Tu Duc, le lanterne di carta e di seta, le noci di cocco e le arachidi, il caffè, i mercati coperti dove tutto è Made in Vietnam, sempre i mercati coperti dove si mangia benissimo seduti al banco, il treno di notte da Hanoi a Lao Cai, i giri in barca sui fiumi,  i giri in bicicletta sugli argini dei canali, il 17° parallelo, il mercato galleggiante di Cai Rang, il Com, il Pho, tutti i Nguyen, il comunismo con mercato aperto, il modello Shangai da inseguire, le contraddizioni sociali, le levatacce per prendere aerei e treni all’alba, la frutta matura e naturalmente tutto il resto che non abbiamo visto, che avremmo potuto vivere, che magari vedremo in un prossimo viaggio.

La mia foto a Saigon
Questa sono io, partita dal nord freddo e nebbioso ed arrivata al sud più caldo ed umido, la stanchezza un po’ si vede. Però contenta dopo un bel viaggio dove mi sono divertita e sono stata bene con le mie compagne di viaggio e con me stessa.