Visitare Varanasi, la città sacra sul fiume Gange, è stato sicuramente il momento più significativo e spirituale del mio viaggio in India.

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Non è semplice raccontarvi di Varanasi e delle sensazioni che si provano a visitare questa città tanto sacra per l’induismo. Bisogna avere la mente decisamente aperta per poter comprendere a fondo le tradizioni che la caratterizzano e il modo di comportarsi della sua gente. Non è una tappa facile da vivere e soprattutto da raccontare. Non a caso ve ne sto parlando a quasi un anno dal mio viaggio.

Le sensazioni che si provano a Varanasi sono molto personali, ognuno le vive a modo suo ed è impossibile darne una descrizione universale e comprensibile per tutti. Se scegliete di visitare Varanasi, dovete essere pronti a viverla in tutto altrimenti è meglio non andare.

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L’impatto è stato piuttosto deludente, un po’ come per tutto il mio viaggio in India. Mi sarei aspettato una città tranquilla, spirituale, con pochi turisti ed invece mi sono ritrovato a sgomitare tra migliaia di persone, in un caos da panico. Pochi turisti occidentali, molti, troppi chiassosi turisti indiani.

Cosa fare, dunque, in due giorni a Varanasi? Ci sono due appuntamenti che scandiranno la vostra giornata: un giro in barca per ammirare l’alba sul fiume Gange, se avete la fortuna di trovarvi in una stagione propizia, e il rituale del Ganga Arti al tramonto. Nel mezzo, la giornata scorre veloce alla scoperta degli oltre 80 ghat.

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Ma cosa sono i ghat? Sono le ripide scalinate che si trovano lungo le sponde del Gange dove si svolge gran parte della vita della città. Qui le persone si lavano, pregano, nascono e muoiono. Morire a Varanasi è considerata una benedizione perché significa essere liberati dal ciclo delle reincarnazioni.

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Se il livello del Gange lo permette, è possibile compiere una lunga passeggiata che attraversa quasi tutti i ghat. Inutile dire che non è stato il mio caso dal momento che il Gange era in piena e gran parte delle scalinate erano sommerse dall’acqua. Per spostarmi da un ghat all’altro, quindi, ho dovuto attraversare gli stretti, sporchi e intricati vicoli della città vecchia. Un’esperienza, comunque, interessante.

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Se avete sentito parlare di Varanasi, saprete sicuramente che in questa città i corpi dei defunti vengono cremati lungo i ghat. Il più tristemente famoso è il Manikarnika Ghat, dove ogni giorno vengono cremati circa 400 corpi, arrivando ad oltre 30.000 ogni anno. Quello che per i turisti può risultare un curioso spettacolo, per i fedeli è pur sempre una cerimonia funebre, verso la quale bisogna prestare il massimo rispetto.

Al momento della cremazione che avviene su pire di legno poste di fronte al Gange, possono assistere soltanto i parenti uomini dei defunti, perché le donne piangono e se piangono poi l’anima non è libera di lasciare la vita terrena e non consentirebbe una rinascita in un nuovo corpo. Alla lunga, il fumo diventa così intenso e penetrante da non riuscire a resistere. Personalmente ho assistito alla scena soltanto pochi minuti in quanto pervaso da una sensazione di disagio assoluto. Inutile dire che è assolutamente vietato scattare foto o girare video se non in lontananza.

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Inoltre, i bambini minori di cinque anni, le donne incinte e chi è morto perché morso da un cobra, non vengono cremati in quanto già puri e vengono gettati direttamente nel Gange. Non è raro, infatti, vedere galleggiare corpi privi di vita lungo il fiume.

Il momento da non perdere assolutamente, però, è la sera quando la città si accende di mille luci e si infiamma con la cerimonia del Ganga Arti che si svolge sul Dasaswamedh Ghat dove un gruppo di giovani pandit, vestiti con abiti color zafferano, officiano un rituale di offerta chiamato puja, che ha come componente essenziale il fuoco. L’atmosfera è mistica e coinvolgente. La folla è davvero enorme e non si riesce a vedere granché, per questo vi consiglio di avviarvi presto per cercare una buona postazione oppure di salire sui tetti di una delle tante abitazioni circostanti, proprio come ho fatto io!

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Se scegliete di visitare Varanasi, non limitatevi ai ghat ma osservate anche i palazzi che li circondano, i templi nascosti dietro ogni angolo, i colori dei sari appesi alle finestre. Osservate le scene di vita quotidiana di chi si lava nel Gange, considerato uno dei fiumi più inquinati del mondo.

Io a Varanasi ci tornerò, un giorno.